Una storia di passione  e  di cuore: da un semplice corso di danza alla consacrazione

Roberta Tricerri, direttore della scuola lasalliana di Vercelli racconta il suo cammino di consacrazione a Signum Fidei

Anno 1987: “30 anni fa entravo in punta di piedi nella scuola Lasalliana di Vercelli, chiamata a tenere un corso di danza per le  bambine della Scuola Elementare delle Scuole Cristiane  e mi avvicinavo così  alla comunità dei Fratelli, scoprendo il carisma di San Giovanni Battista De La Salle, che subito mi ha conquistata. Da allora molte cose sono cambiate nella mia vita e mai avrei  potuto immaginare quale strada  il  Signore  mi  invitava  a percorrere.

Ho sentito subito il desiderio di farmi prendere per mano  dai Fratelli, fiduciosa mi sono  incamminata  verso la mia nuova avventura. Avevo solo 21 anni e possedevo tutto l’entusiasmo e l’incoscienza che contraddistingue  quella giovane  età.

Dopo quella “chiamata”, giorno per giorno, il Signore mi ha svelato il percorso, indirizzandomi nelle scelte, spronandomi e sostenendomi.

tricerri2Oggi tutto mi è più chiaro. Anche se inizialmente  ho tentato di “ribellarmi” alla Sua volontà poiché stravolgeva la mia vita, sentivo nel profondo del mio cuore di essere legata alla realtà che avevo imparato a conoscere e che già sentivo di amare perché contribuiva efficacemente alla mia crescita  umana e cristiana, mi faceva sentire una persona migliore. Questo  mi  rendeva  felice.

La strada che ero stata chiamata a percorrere è divenuta in breve una vera passione, in ogni senso! E  presto, con consapevolezza, si è trasformata in missione.

Dopo aver attivamente collaborato a dar vita alla Fondazione Filippi La Salle che, unendo la pedagogia lasalliana alla missione di educare i giovani strappandoli  alle molteplici  povertà di della società odierna, mi trovo,  dopo tanti anni di insegnamento, a dirigere e gestire la Scuole Cristiane di Vercelli. Un ruolo decisamente impegnativo che ha modificato lo stile della mia vita.

Il Signore come un pezzo di marmo mi ha scolpita, levigata, cesellata facendo saltare  fuori ciò che mai avrei immaginato di possedere. Mi ha resa più forte nella fede donandomi la forza per affrontare le tante difficoltà, insegnandomi la gioia del servizio e del donarsi  agli altri.

Ha fatto un gran lavoro su quella ragazzina caparbia, indifesa e spesso sprovveduta! Sì, mi ha trasformata in una persona nuova!

tricerriDopo il dono dell’ Affiliazione ricevuto nel 2012 dai Fratelli, ho maturato il desiderio del passo della mia consacrazione a Signum Fidei, come conversione che mi avvicini al Signore, rinnovando il mio impegno e servizio quotidiano alle Scuole Cristiane di Vercelli, per divenire testimonianza Lasalliana viva e significativa nella piccola realtà vercellese che ha avuto la fortuna di conoscere, amare ed apprezzare l’opera educativa dei Fratelli ma che oggi, orfana della comunità dei Fratelli e della loro presenza, continua nel cammino evangelico di San Giovanni Battista De La Salle.

Ho così rivolto domanda al Visitatore di  poter consacrare al Signore il mio cammino e il mio impegno quotidiano. Con la mia famiglia accanto, nella cappella privata del nostro Arcivescovado, ho fatto la miapromessa lo scorso dicembre, consapevole della  mia limitatezza ed inadeguatezza.

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Il mio impegno è di continuare con fede e zelo a servire Gesù e a testimoniare il Vangelo seguendo l’esempio di San Giovanni Battista De La Salle,  offrendo ogni giorno  della  mia vita  alla  realizzazione  del  progetto  di  Dio  su  di  me. Ho avuto vicino in questi anni Fr. Bruno Bordone, uno dei maggiori esperti italiani del Fondatore, che ancora oggi consiglia ed orienta i miei passi.La mia grande fortuna in questo cammino è avere accanto un marito ed un figlio che comprendono la mia passione e mi sostengono nella missione che occupa interamente le mie giornate.

Il mio grande desiderio è di poter contribuire a far crescere qui a Vercelli una comunità di laici innamorati del carisma di San Giovanni Battista de La Salle e portare avanti la missione dei Fratelli, presente fin dal 1841″.

Varchi di Luce

Nel 2004 i lasalliani aprono una scuola “elitaria”. Si accede solo se bocciati due volte e segnalati dai servizi sociali. Una sfida tanto vicina al carisma del De La Salle, vissuto nel 1600: educare chi è ai margini, sfida portata avanti attraverso il lavoro di educatori, psicologi, professionisti, insieme, attraverso la cooperativa Occhi aperti. Ad oggi 130 i ragazzi recuperati ed accompagnati alla licenza media. Una scuola alternativa, fatta di attenzione e ascolto, modulata sulle possibili risorse di ciascuno, che invita nuovamente i ragazzi ad alzare lo sguardo e osare il futuro. Una giornata intensa in una scuola “buona”, che prefigura quella di domani.

Accanto agli anziani e ai bambini nel Bronx: il viaggio “studio” negli USA degli alunni lasalliani

Un viaggio alla scoperta del mondo lasalliano negli Stati Uniti ma non solo: “un percorso formativo, vocazionale e di educazione alla giustizia” spiega Andrea Sicignano docente dell’Istituto De Merode. Una proposta alla sua quarta edizione, dai punti fermi:

usa20La visita alla casa dei fratelli di Bedford Park, una comunità   lasalliana mista, composta da fratelli e laici giovani che fanno parte del movimento “Lasallian volunteers” creato anni fa. “Incontro fondamentale che porta i ragazzi a scoprire immediatamente la dimensione mondiale dell’esperienza lasalliana. Punto di partenza del percorso, ma anche, a mio modo di vedere, il punto di arrivo: vivere in fraternità  mettendosi al servizio degli altri”.

Tappa ad Ellis island al Manhattan college, università   lasalliana a New York, sede del soggiorno. “Visita al museo dell’ immigrazione, attraversando la città   e confrontandosi con la storia, la nostra, quella dell’Italia paese di emigrazione, ancora oggi. Il museo restituisce bene i viaggi della speranza dei nostri connazionali spesso dai risvolti tragici”.

usa17Il servizio, cuore del viaggio: agli anziani, in un istituto accanto al Manhattan College. Ragazzi  – 14 in tutto dai 14 ai 17 anni quelli del De Merode che vi hanno preso parte – in ascolto provando ad interagire in modo affettivo e premuroso. “Ho visto giovani pieni di tenerezza, capaci di attenzioni delicate, pronti a mettersi in gioco. Tre mattine in cui abbiamo suonato, cantato, ballato, ascoltato e parlato. Soprattutto abbiamo conosciuto. Molti anziani erano immigrati da giovani, altri ci hanno raccontato la storia degli Stati Uniti raccontandoci la loro”. “Ho scoperto l’essenziale” spiega Francesco, 17 anni “dare affetto incondizionato, ai tuoi cari, a chi ti è accanto, impegnandoti a conoscerli di più. “Uno degli ultimi giorni un senzatetto mi ha detto, guardando il cielo, di essere grato per quello che aveva” confida Gemma. “Ho compreso la mia ingratitudine”.

Servizio poi con i bambini della Concourse House nel Bronx: “una casa protetta” spiega Eleonora Munaretto, ex alunna del De Merode ora responsabile del movimento giovanile lasalliano dell’Istituto con Sicignano “dove donne con figli che hanno subito violenze dai loro compagni possono rifugiarsi, avere un appartamento sobrio, un lavoro e la scuola per i figli. Raccontiamo qualcosa della nostra cultura, organizziamo lezioni di cucina, andiamo a fare alcune gite insieme e quest’ anno, grazie al sostegno economico della Giornata del Cuore promosso dal De Merode di Roma, a vedere un musical a Broadway: Aladin. Vivono vicini a Time Square ma fanno parte di quella periferia che normalmente non potrebbe mai entrare in un teatro del genere”.

usa15Spazio poi alla Cultura: “per imparare a pensare e a comprendere il mondo che abbiamo intorno. Ogni pomeriggio, dopo il servizio, dedicato alla visita di un museo o di un aspetto particolare della città”.

Centro dell’ esperienza la riunione serale: “per riflettere in comunità  sulla giornata vissuta insieme” spiega Sicignano “creare una comunità  di ragazzi che siano leader nella nostra scuola per quanto riguarda il servizio ai poveri e l’ educazione alla giustizia, dare una dimensione spirituale alla quotidianità , trasformando i volti incontrati nel volto di Cristo”.

Dopo la prima settimana la partecipazione al convegno: “quest’anno nel distretto di DENA con altri cento ragazzi della loro età   provenienti dalle scuole lasalliane del distretto: da New York, a Buffalo, Philadelphia, Washington”. Anche in questo caso al mattino servizio ai poveri, il pomeriggio condivisione, la sera comunità , in gruppi diversi. I ragazzi sono costretti così a condividere, parlare inglese, a conoscere e a farsi conoscere. “Ho imparato a fare gruppo con i miei coetanei, apprezzando le diverse qualità   di ciascuno” confida Rosanna. “Ho portato con me ” fa eco Livio “il lavorare insieme, far parte di qualcosa e farlo con il sorriso, con il desiderio di condividerlo con gli altri studenti della mia scuola”. “So di far parte di una grande famiglia” aggiunge Flavia.

Un tempo opportuno per crescere nella percezione della dimensione mondiale dell’esperienza lasalliana, costruire nuove amicizie, comprendere meglio il valore del servizio svolto in comunità e costruire insieme un tempo di pace e giustizia, titolo del convegno di quest’anno.

Già allo studio l’esperienza 2018: “qualcosa di più di un’ opportunità   di studio: un viaggio di servizio conclude Sicignano “per generare nuovi leader, nuove comunità  e nuova giustizia, esperienza che in futuro vorremmo allargare anche a ragazzi di altre realtà”.

“Vi farò pescatrici e pescatori di uomini …”

Due Fratelli, Angel e Josetxo;dueSorelle (della Pureza di Maria),Gotzone e Virginia; due laiche lasalliane, Maria Nives e Maria Victoria detta Chiqui;una manciata di energici educatrici ed educatori; una cittadina a 40 chilometri da Granada, una casa che non veniva più usata da un’altra congregazione…

Il “mare magnum” dei diritti dei bambini, diritto alla cura e alla tenerezza, diritto a relazioni significative ed educativamente valide e fedeli, diritto alla casa e allo studio, diritto al gioco e allo sviluppo dei propri talenti, diritto alla protezione contro ogni violenza e abuso, diritto ad “una vita bella” e alla speranza…

Tradizioni, avventure e camminieducatividifferenti che s’incrociano e s’integrano per una risposta che sia effettiva, efficace e segno della “mistica del vivere insieme” perché per fare una rete bisogna essere vicini e lontani, collegati e flessibili, aperti e saldi…

Una ventina tra bambini, ragazze e ragazzi con cammini feriti e instabili… piccoli migranti, vittime della tratta, bambini tolti a famiglie e/o genitori incapaci di assicurare il necessarioamore fecondo, maturo e fedele perché le vite non si perdano, non siano violate dall’inizio, non vengano sfruttate e segnate dalla violenza e dall’egoismo…

Nella pesca ognuno ha il proprio Dio, Signore, Allah, Abbà… o forse nessuno, ma qui sotto lo sguardo del Papà-Mamma dei cieli, tutti trovano spazio, tutti sono lodati e ringraziati per il pane quotidiano, tutti sono ricondotti ad esser Uno, a prendersi cura di queste figlie e figli, a vegliare sulle ferite e sui sogni di ciascuno e di tutte e tutti. È il solo creatore, onnipotente e Eternamente piccolo e fragile, totalmente Altro e profondamente Prossimo che si rivela nel volto del bambino che soffre e nell’adulto che accoglie.

L’Hogar che senza sosta né titubanza accoglie e segue, cura, abbraccia, fermamente segna e raddrizza il cammino di ciascuno e del gruppo, presenza che non si spaventa e neppure retrocede davanti al dolore innocente e al dovere umano ed evangelico della salvezza

“Ho mangiato per mesi l’immondizia” racconta uno dei ragazzi, il viaggio sulla barca narra un altro; il
fidanzato che l’ha buttata sulla strada segna la vita di una ragazza; “Non ho un papà, solo una mamma” grida arrabbiato con estrema violenza l’ultimo bimbo arrivato; un corpo segnato da cicatrici e segni… e possiamo solo immaginare la situazione dei cuori…

La chiamata ad esser madri, fratelli, sorelle e padri di coloro che sono posti ai margini della vita dall’egoismo, dalla povertà, dalla guerra e dalla fame… è chiamata a lasciare che il cuore sia profondamente ferito, mai rimarginato per poter a tua volta “toccare il cuore di coloro che Dio ti affida”… chiamati ad esser sognatori e custodi delle stelle, con piedi nudi sulla terra calda per custodire sogni che sarebbero infranti e schiacciati contro la dura realtà del mondo che non valorizza il piccolo, il debole, il Povero, ma che così riacquistano vita e futuro, come semi sempre pronti a germogliare, ricevendo il necessario amore.

Non sempre è facile quando cuori così giovani sono stati feriti nel profondo, la violenza e la rabbia esplodono quando meno te l’aspetti e tutti i piccoli ne sono toccati… torna la paura, il terrore, ricordi dolorosissimi riaffiorano nei cuori; ma c’è anche voglia di riscatto e richiesta di aiuto da parte di chi, arrivato con sospetto, è stato sopraffatto della tenerezza e dall’impegno affinché ci sia vita in abbondanza, non solo per lui, ma per tutti.

C’è speranza, c’è salvezza perché sono scelti, chiamati, consacrati, “forgiati” e inviati …. e non sono soli in quest’avventura di paternità e maternità perché lo Spirito che procede dal Padre al Figlio è con loro, in loro, per loro e una comunità diversa, vasta e ampia li accoglie e li protegge nella lotta contro il male…

Neppure il cancro e la prospettiva di sei mesidi vita hanno fermato una sorella, e con lei la comunità La Salle-Pureza di Loja, a donarsi e spendersi e a vivere, con gli ragazzi “pescati” e feriti nel profondo, la croce e la grazia di una malattia… “un dono” afferma lei sorridente ed energica al nono mese di vita nuova, tre mesi dopo l’annunciata morte da parte dei medici…

Ci sono vari tipi di pesca: a strascico, con il piombino, con la canna, o con la rete… qui la pesca si fa con l’abbraccio; tutti si abbracciano molto, specialmente i più piccoli; ciò non toglie momenti di tensione, fermezza nell’educare; punizioni e correzioni… ma si sente nell’aria il clima sereno dell’amore donato a piene mani che come “olio e vino” vuole curare ferite profonde e di lunga data…

Si pescano “i pesciolini” non per trattenerli, ma per portarli in altri mari, con altre famiglie, se la propria
non è in grado o ha troppo ferito… la gioia e la speranzadel lasciare andare altrove, coinvolge tutta la
comunità e l’equipe… sogni di riscatto e di vita, non senza prevedere e momenti di difficoltà e di dolore per tutti, rendono i giovani eccitati e preoccupati nel medesimo sguardo: “Ce la farò?” “Ce la faranno questi nuovi genitori?” “Saranno ancora sofferenze per me?” “Come posso abbandonare la mia mamma e trovarne un’altra?”

La cappella della Comunità ha al centro un tavolo, sopra vi è il tabernacolo, la Parola, una croce e le foto di ciascuna ragazza oragazzo dell’Hogar, non solo per tenerli presente al centro della preghiera e del meditare e vivere la Parola, ma perché essi sono il più vero Corpo di Cristo, la Parola del Padre più esigente e radicale, i Crocifissi della Storia…

“Vi farò pescatori di uomini…”

Non è un invito: è una realtà, è la missione del discepolo e della discepola di Gesù, il Risorto… è il non
guardarsi troppo o perdersi in riflessioni da riva dove ci attanagliano paura e abitudine, scoraggiamento e onnipotenza… è uno sforzo da compiere “di notte”, anche senza successo, certi che è il Signore che, nel giorno in cui abbracceremo la sua Parola, renderà miracolosa e abbondante la nostra pesca perché al centro ci stanno sempre i “pesci”; “i pescatori” sono solo servi inutili…

“Vi farò pescatrici e pescatori di uomini…”

ps “Vi farò pescatori di uomini…” è nel brano evangelico del giorno 7 settembre (Lc 5, 1-11),
che giunsi a Loja e non potevo non esser colpito da pescatori e pescatrici così fraternamente
speciali, non perfetti, ma sempre presenti e pronti per la “pesca”…

F. Enrico Muller

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